Oggi, in effetti, questo tipo di tematica si è di molto allargata verso fatti assai meno soggettivi, verso insemínazioni in cui l'immagine, in maniera meno idealistica e meno surreale, si ricollega con energia all'ambiente della vita contemporanea, si moltiplica in una oggettivazione che, certo, ha un segno assai più coinvolgente ed efficace rispetto al passato. Ha, direi, quasi il segno di una denuncia o, quanto meno, di una consapevole testimonianza, di una partecipazione. Parlavo di indagini di tipo formale intrecciate ad indagini (ed esiti efficaci) di tipo poetico. È proprio qui infatti che i risultati del lavoro di Silla trovano una loro sintesi di grande suggestione e presenza, e rinvengono, inoltre, una loro curiosa, individualissima attualità d'immagine, una loro modernissima, coinvolgente consistenza di messaggio tattile. Gli stilli innegabilmente pop di questi suoi altorilievi metallici istituiscono, difatti, con la nostra sensibilità di cittadini (cioè di animali urbani ormai condizionati - per copia conforme- ad un comune senso del vedere fortemente connotato dall' espressione tecnomorfica e dalle lusinghe visive della metropoli, dei suoi metodi di comunicazione di massa), una sorta di complicità, di ammiccamenti critici circa la "stenografia" ambientale nella quale ci troviamo immersi. E ciò rappresenta davvero un modo d'essere interno ai processi, un modo per comprenderne gli spessori sempre freddi ma meno superficiali, e -perché no - anche intervenirvi con la propria chiara voce d'artista e di poeta.