Giordio Seveso - silla Ferradini

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Giordio Seveso

La città fredda
Giorgio Seveso
Presentazione al catalogo per la nuova serie di opere in acciaio
“La scultura metropolitana”

In queste opere, che potremmo chiamare altorilievi metallici per la loro singolarissima natura a metà tra l`assemblaggio di oggetti diversi e la scultura vera e propria, Silla Ferradini viene esprimendo in questi anni i termini di una ricerca che intreccia tra loro con persuasiva energia  di indagini di tipo formale e indagini di tipo poetico. E l'operazione avviene su di un terreno tematico che genericamente e complessivamente potremmo definire, oggi, di coinvolgimento urbano. È questo un chiarimento, in effetti, che si è venuto progressivamente
attuando all'intemo del suo lavoro, nel quale, in anni precedenti, erano attivi interessi, spunti, curiosità e nuclei tematici certamente meno sociali giocati com' erano attorno ad una sorta di filosofla transplanetaria, una sorta di cosmogonia fantastica venata anche di fantascienza, imperniata sui personaggi e gli accadimenti del pianeta Son. Una metafora larga ed articolata, nella quale certo si riflettevano principalmente elementi di giudizio assai soggettivo, venature di filosofie orientaleggianti (dai «figli dei fiori», per intenderci, fino, magari, alle curiose
teorie di un Ron Hubbard e dei suoi Dianetici, dalle mistiche della soggettività psichedelica al futuribile del contatto psichico con altri mondi), ma, anche, una metafora in cui già si enunciavano i termini plastici suggestivi di un modo di concepire la scultura come mimèsi critica del contemporaneo e delle sue fattezze: il lucido, il «finito››, l'asettico, il cromato, le geometrie e le geografie «fredde» di un mondo di plastica e di similqualcosa

Oggi, in effetti, questo tipo di tematica si è di molto allargata verso fatti assai meno soggettivi, verso insemínazioni in cui l'immagine, in maniera meno idealistica e meno surreale, si ricollega con energia all'ambiente della vita contemporanea, si moltiplica in una oggettivazione che, certo, ha un segno assai più coinvolgente ed efficace rispetto al passato. Ha, direi, quasi il segno di una denuncia o, quanto meno, di una consapevole testimonianza, di una partecipazione. Parlavo di indagini di tipo formale intrecciate ad indagini (ed esiti efficaci) di tipo poetico. È proprio qui infatti che i risultati del lavoro di Silla trovano una loro sintesi di grande suggestione e presenza, e rinvengono, inoltre, una loro curiosa, individualissima attualità d'immagine, una loro modernissima, coinvolgente consistenza di messaggio tattile. Gli stilli innegabilmente pop di questi suoi altorilievi metallici istituiscono, difatti, con la nostra sensibilità di cittadini (cioè di animali urbani ormai condizionati - per copia conforme- ad un comune senso del vedere fortemente connotato dall' espressione tecnomorfica e dalle lusinghe visive della metropoli, dei suoi metodi di comunicazione di massa), una sorta di complicità, di ammiccamenti critici circa la "stenografia" ambientale nella quale ci troviamo immersi. E ciò rappresenta davvero un modo d'essere interno ai processi, un modo per comprenderne gli spessori sempre freddi ma meno superficiali, e -perché no - anche intervenirvi con la propria chiara voce d'artista e di poeta.
 
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